Il dono di Rebecca è un romanzo che coinvolge due realtà parallele: una dimensione concreta, quella cui tutti accediamo, ed un ambito discosto, aperto solo a quanti sono dotati di percezioni particolari, che li fanno entrare nel mondo del paranormale. La protagonista, Rebecca, incarna tali facoltà di sdoppiamento – involontario – tra la attualità del quotidiano, che a tutti appartiene, e l’altra dimensione impalpabile. Avverte vibrazioni, percepisce aloni attorno alle persone, che la trasportano altrove, consentendole di rivivere situazioni del passato, pur solo partendo da un semplice oggetto, oppure di scoprire verità, anche dolorose, dietro gli individui. Non è un bagaglio semplice, essere dotati di tali percezioni, quanto un “dono” di sensibilità accentuata che conduce a volte a sofferenza ed al coinvolgimento in situazioni inquietanti. Abbiamo interpellato l’autrice affinché ci aiutasse a penetrare nell’universo di tali inconsuete vibrazioni e potenzialità individuali e le abbiamo chiesto di presentarsi e rivelare le motivazioni alla base della scrittura del libro in modo da consentirvi di accostarlo nel modo più autentico.
“Il romanzo è nato dalla voglia di raccontare un personaggio "speciale" senza renderlo "particolare". Non volevo creare un personaggio fuori dagli schemi e dai limiti, ma uno che potesse vivere nella quotidianità di ogni giorno: una donna comune con qualcosa in più. Tuttavia volevo giustificare una donna di questo tipo ed ho pensato di utilizzare la leggenda, quel mondo pieno di fascino, mistero e tradizione che ancora oggi ci regala personaggi molto poetici come quello della Sibilla. Ed ecco che avevo un personaggio di oggi con un passato antico, leggendario. Potevo arricchirlo di sensazioni, esperienze... di "vita" rimanendo a metà tra la realtà e la surrealtà. Ecco come è nato il romanzo e come è nata Rebecca. Nata per passione, per amore verso la vita, per voglia di raccontare e creare qualcosa che fosse pieno di speranza e potesse dare alle persone la possibilità di guardare alla vita come ad un insieme di meravigliose opportunità”.
>>>D: Come è approdata alla scrittura e quale valenza ha per lei?
R: Mi è sempre piaciuto scrivere. Per me, scrivere è la
vita! Scrivo da sempre, fin da quando ero ragazza. Ho
iniziato con delle novelle, quindi sono passata ai romanzi.
Ma perché amo tanto la scrittura? Forse perché sono una
persona molto riservata: gelosa della mia privacy, mi sento
terribilmente a disagio nel momento in cui devo dare una
conferenza o, comunque, devo parlare in pubblico. Al
contrario, mi sento a mio agio quando mi metto a "parlare"
con un foglio: è quello il momento in cui sono me stessa,
forte di quanto dico e racconto. Ho notato più volte che lo
stesso argomento - se trattato a voce - perde spessore agli
occhi della persona che sta ascoltando, mentre se viene
scritto - forse a causa dell'argomento tanto particolare che
tratto o forse per il fatto che una persona, nel momento
stesso in cui si mette a leggere, "si dispone" a recepire -
viene accettato con più oculatezza o, comunque, respinto con
minor cinismo e chiusura mentale.
>>>D: Il romanzo si insinua nella dimensione del paranormale. Come è giunta a tali convinzioni?
R: Non posso asserire di essere "arrivata" a credere nel
Paranormale, perché vi ho sempre creduto fermamente! Perché?
Non lo so... passione! So solo che ho passato la vita a
studiare le vibrazioni e l'energia, a fare ricerche, a
scovare anche il più piccolo indizio, che come una piccola
tessera andavo ad aggiungere al grande puzzle del
Paranormale che stavo costruendo solo per me.
>>>D: Come viene percepita/accettata la sua grande fiducia sul paranormale?
R: Molto male! La gente ha bisogno di certezze, di
stabilità. Tutto ciò che non si vede o che non ha ancora una
spiegazione scientifica fa paura e di conseguenza viene
negato. Ma come negare il mondo delle vibrazioni,
dell'energia? Un acuto fa scoppiare un bicchiere di
cristallo, il quarzo fa andare gli orologi, una sirena
troppo forte ci fa tremare i timpani... eppure, sono
vibrazioni che non si vedono, non si toccano!... E allora,
perché negarle? Purtroppo, per la nostra mentalità
occidentale è difficile concepire un mondo di vibrazioni che
ci circonda e nel quale viviamo immersi; difficile da
accettarsi in quanto non è concretamente tangibile,
conoscibile. E allora? Allora è più facile negare ciò che
non si vede, piuttosto che dover accettare una nuova verità
che potrebbe mettere in gioco tutti quei principi sui quali
si è basata la propria esistenza. Forse, anche per questo
non amo mettermi in mostra: vado avanti per la mia strada,
continuo con i miei studi portando avanti le mie ricerche e...
quando qualcuno mi chiede se ho letto "Il dono di Rebecca",
mi dice che gli è piaciuto e che è sul Paranormale... beh,
sorrido e dico che... sì, prima o poi lo leggerò! Forse, i
tempi stanno cambiando; forse con gli anni la gente si
avvicinerà a questo argomento con più fiducia e meno timore.
Per ora, penso proprio che dovrà scorrere ancora tanta acqua
sotto i ponti!
>>>D: Come colloca l'attività di scrittura nella sua quotidianità?
R: Sono una donna come tante altre; più volte sono stata
definita "una donna di larghe vedute e senza pregiudizi" e
devo dire che in questa frase mi ci ritrovo perfettamente.
Il mio lavoro, l'ho già detto, è lo studio dell'energia e
per mia fortuna ho in casa il mio studio. Inoltre, ho un
marito, dei figli, una casa da mandare avanti e gli stessi
problemi e le stesse gioie che hanno tutte le altre mogli e
madri. Forse, l'unica cosa che mi differenzia da loro è
questo mio modo diverso di concepire la vita e ciò che è
oltre la vita: una certezza che ho sempre cercato di
infondere nei miei figli, in mio marito e in chi mi sta
accanto. Una certezza che può donare serenità e fiducia, al
giorno d'oggi cose molto importanti. Quando scrivo? La sera;
quando la giornata è finita e tutti dormono, mi metto
finalmente a scrivere.
>>>D: Ha già altri progetti di narrativa?
R: Prossimamente pubblicherò il seguito de "Il dono di
Rebecca". Inoltre, ho iniziato a scrivere un altro romanzo
che si intitolerà "La vera storia di Avalon". E' un romanzo
che mi sta appassionando sempre più: giorno dopo giorno, più
scrivo più mi appassiono, mi commuovo e vengo coinvolta
dalle mie stesse parole; chissà che non riesca a far
rivivere anche a chi mi leggerà le stesse emozioni che
provo...
>>>D: Considerata la matrice del nostro sito, ci racconta un viaggio per lei significativo?
R: Un viaggio, un paese... il mio preferito senza per questo
nulla togliere agli altri paesi?... Ma naturalmente la
Scozia! Adoro la Scozia, così bella e malinconicamente
maestosa in tutte le stagioni! I castelli e la natura tanto
aspra e spaventosa da essere meravigliosa! Adoro le leggende
(come quella delle Dame Bianche) che fanno parte integrante
di quel popolo tanto fiero, austero, ma anche tanto buono e
generoso... sì, perché gli Scozzesi - nonostante quello che
si dice - sono generosi ma chiusi, aspri e sanguigni come il
colore dell'erica selvaggia che ricopre le colline
tondeggianti della loro terra. Adoro il rombo dell'oceano
che si infrange contro le scogliere livide, il grido
disperato dei gabbiani che volano sfidando le raffiche del
vento, l'erba che ondeggia al suono delle cornamuse... eh
sì! Perché all'improvviso può passare davanti a voi un
gruppetto di Scozzesi in Kilt, che suona una delle loro
dolcissime musiche... e allora vi viene spontaneo chiedervi
se siete nati nel posto giusto o se sarebbe stato molto più
bello nascere là, in quel posto così pregno di vibrazioni e
più vicino al cielo! E sapete cosa mi piace di più? L'odore
della legna che arde nei camini, la puzza dei fiati e della
birra che invadono i vicoli andandosi a fondere con l'odore
della salsedine e del pesce lasciato a marcire in qualche
angolo nascosto. Questa, è la Scozia! Un paese unico al
mondo per i suoi abitanti, per le tradizioni, i Clan, la
natura, per gli odori e per i suoni... e per un attimo
penserete di essere in un angolo di paradiso a parte!
www.marina-dionisi.it
www.deinoteraeditrice.com
Buona lettura
Paola Dentone