Testo integrale dell’intervista rilasciata da Marina Dionisi alla
regista, sceneggiatrice, doppiatrice Daniela Sgambelluri per il sito
di Supereva dedicato ai doppiatori.
16-01-06
DANIELA:
Marina, ci racconta qualcosa della sua formazione e della sua
professione?
MARINA: La mia formazione è stata
assolutamente diversificata ed inaspettata. Inizialmente volevo
diventare una psicologa, ma tutto è cambiato quando ho iniziato ad
interessarmi allo studio dell'Energia, e delle vibrazioni. Volevo
riuscire a studiare questa materia nella sua complessità, ma senza
omettere le basi scientifiche che devono essere sempre il fondamento
di ogni ricerca. Proprio per questo motivo, ho sempre cercato di
approfondire ciò che per alcuni popoli era semplicemente
un'accettazione religiosa, e che per altri consisteva in
un'affermazione esistenziale. Ho studiato con un'antropologa ed in
seguito con un Lama arancione. Ovviamente, mi sono fatta una "mia"
idea dell'Energia e grazie alla disponibilità di alcuni studiosi
(fisici e biologi) sono arrivata a capire meglio questo particolare
e delicato mondo di flussi invisibili. Oggi scrivo, dò conferenze,
faccio la mamma e la moglie e, quando posso, continuo ad
approfondire le mie ricerche. Prima o poi credo che scriverò un
libro sulla Pranoterapia: mi piacerebbe sfatare alcuni miti e dare
invece delle spiegazioni in rapporto alla realtà di questa
particolare applicazione.
DANIELA: Come nasce la passione
per la scrittura?
MARINA:
E' una passione
antica e naturale; ho sempre amato scrivere. Per me prendere la
penna in mano significa "vedere" altri mondi, situazioni diverse,
viaggiare, sognare, vivere e capire più profondamente ciò che ho
intorno. Attraverso la scrittura i sensi si acuiscono, la realtà ha
un senso e la vita palpita ancor più vividamente.
DANIELA: Quali scrittori l`hanno
eventualmente ispirata o apprezza particolarmente?
MARINA:
Da sempre apprezzo
Gabriel Garcia Marquez; ho letto tutti i suoi libri e lo reputo uno
dei più grandi scrittori del `900. Ma proprio per questo devo
ammettere che non potrei mai ispirarmi a lui in quanto come Maestro,
per me, resterà sempre tale.
DANIELA: Quali sue opere l`hanno
soddisfatta maggiormente e per quale motivo?
MARINA: "Il dono di
Rebecca" al momento mi sta dando molte soddisfazioni; per me è
bellissimo quando qualche lettore mi scrive perché lo ha letto e mi
parla delle emozioni, dei suoi dubbi, le parti che gli sono piaciute
di più. Sono assolutamente convinta che la più grande scuola della
vita sia lo scambio con gli altri, ed in tal senso il mio libro
riesce a dare molto così come mi regala molto.
DANIELA: Lei è stata premiata
innumerevoli volte... quale emozione si cela nell`anima
ogniqualvolta ci si accinge ad essere premiati, veder riconosciuto
un proprio lavoro artistico?
MARINA: Emozione, tremarella, paura,
aspettativa! Il cuore batte a mille e per un attimo dubiti che
stiano veramente parlando di te! Poi vieni chiamata, sali sul palco,
ricevi il premio, ti chiamano "scrittrice", "poetessa" e senti che
ti viene da piangere, ti sciogli dentro, sei commossa e grata del
dono più grande: l'averti considerata meritevole per qualcosa che
hai scritto... perché non si è mai davvero sicuri di aver scritto
qualcosa di buono fino a quando non sono gli altri a dirlo: solo
allora credi che forse sei riuscita a comunicare qualcosa di
importante, qualunque cosa essa sia.
DANIELA: "Il dono di Rebecca"...
cosa ci puo` raccontare in merito alla storia?
MARINA:
"Il dono di
Rebecca" nasce da una mia particolare passione per il personaggio
della Sibilla Cumana. E' un personaggio molto particolare; forse una
delle pochissime figure femminili, nel mito greco, che ha il
coraggio opporsi ad un uomo. Nel suo caso, addiritittura di
rifiutare l'amore di un dio nel rispetto di se stessa come donna,
come individuo, come entità unica e rara. Eppure di questo
personaggio si sa pochissimo e nessuno ci racconta come abbia
passato l'eternità a cui l'ha condannata Apollo, una volta che ella
ha rifiutato il suo amore. "Tante vite quanti i granelli di sabbia
racchiusi nella sua mano" recita il mito; ed ecco come è nato "Il
dono di Rebecca". Dalla volontà di raccontare quelle vite, le vite
di un personaggio unico come quello della profetessa di Apollo. Solo
che si trova a contatto con il mondo di oggi: la vita, le
aspettative, le paure, le gioie e i timori di una donna che può
"percepire" le vibrazioni degli oggetti e delle persone raccontando
le loro misteriose e inaspettate storie.
DANIELA: La tematica e`
decisamente interessante, invitiamo quindi i nostri lettori
a leggere "Il dono di Rebecca". Occupandoci in
prevalenza di doppiaggio, ci puo` dare una sua personale opinione su
questo affascinante mondo e quali attori stranieri apprezza
particolarmente, tra passato e presente?
MARINA:
Credo che il
doppiaggio sia un lavoro davvero difficile, molto più di quello
dell'attore: avere la capacità - attraverso la voce - di dare tempo,
emozione, tono e vita ad un personaggio deve richiedere doti e
tecnica incomparabili. Non posso davvero immaginare un Al Pacino o
un Dustin Hoffman con voci diverse, comprese quelle inconfondibili
pause e topoi espressivi: in qualche modo il doppiatore, in questo
caso, è il vero protagonista dell'azione, anche se forse non ce ne
accorgiamo! Tra gli attori ho amato tanto Cary Grant per il passato
e oggi apprezzo Al Pacino e Jim Carrey.
DANIELA: La ringraziamo
per la sua disponibilità e infine le chiediamo di anticiparci
qualche suo futuro lavoro in campo artistico e della scrittura.
MARINA:
A parte il libro
di cui vi ho detto sopra, sto terminando il secondo libro dedicato a
Rebecca, quindi ci sarà un romanzo su Avalon e poi... poi si vedrà!
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